Sport e benessere: una conversazione con Vittoria Piani, pallavolista dell’IMOCO Volley
Sport e benessere: una conversazione con Vittoria Piani, pallavolista dell’IMOCO Volley
La mia passione per la pallavolo è iniziata quando ero solo una bambina. Fin da piccola, ho sempre amato muovermi e sfogare la mia energia attraverso lo sport. Quando ho visto la mia prima partita di pallavolo, rimasi affascinata dalla dinamicità del gioco e dalla squadra che lavorava insieme per raggiungere un obiettivo comune. Da quel momento, sapevo che volevo farne parte.
La pallavolo è stata una parte fondamentale della mia crescita. Mi ha insegnato importanti lezioni di vita, come l‘importanza del lavoro di squadra, la perseveranza e la gestione dello stress. Fin da giovane, ho imparato ad affrontare le sconfitte e ad accettare che non sempre si può vincere. Queste esperienze mi hanno reso più forte e mi hanno insegnato a superare gli ostacoli nella vita.
Inoltre, la pallavolo mi ha aiutato a sviluppare unadisciplina personale. Avevo bisogno di allenarmi costantemente per migliorare le mie abilità tecniche e fisiche. Questo mi ha insegnato il valore del duro lavoro e della determinazione, aiutandomi a gestire il tempo in modo efficace, bilanciando gli allenamenti con gli studi e gli altri impegni.
I benefici dell’attività sportiva
Fare sport è una delle attività più salutari che una persona possa fare. Infatti, ci sono molti benefici associati a una regolare attività fisica, sia per il corpo che per la mente.
Il primo beneficio, e forse il più ovvio, del fare sport è il miglioramento della salute fisica.
L’esercizio fisico regolare può aiutare a prevenire molte malattie. Questo perché l’attività fisica aumenta il flusso sanguigno, migliorando il metabolismo e aiutando a mantenere il nostro sistema immunitario forte.
Inoltre, lo sport può aiutare ad incrementare la forza muscolare e la flessibilità, contribuendo così a prevenire infortuni e a migliorare la qualità della vita generale. Allo stesso tempo, il movimento può aiutare a ridurre lo stress sulle articolazioni, migliorando così la loro salute a lungo termine.
Ma i benefici del fare sport non riguardano solo il nostro corpo. Infatti, l’esercizio fisico può anche avere un impatto positivo sulla nostra salute mentale.
Ad esempio, l’attività fisica può aiutare a ridurre lo stress e l’ansia, migliorare l’umore e aumentare la fiducia in se stessi. Questo perché stimola il rilascio di endorfine nel cervello, che sono i cosiddetti “ormoni della felicità”.
Fare sport può aiutarci anche a dormire meglio, aiutandoci a regolare i ritmi circadiani del nostro corpo, migliorando la nostra capacità di addormentarci e di restare addormentati durante la notte. Il sonno di qualità migliore, a sua volta, può aiutare a ridurre lo stress e l’ansia, migliorare la concentrazione e la memoria, e aumentare la nostra energia e la nostra capacità di concentrazione durante il giorno.
Infine, può aiutare a migliorare la socializzazione e le relazioni interpersonali. Partecipare ad attività sportive o a gruppi di fitness ti permette di incontrare nuove persone e a costruire relazioni positive basate sulla condivisione di interessi e attività, favorendo la salute mentale dell’individuo e il senso di appartenenza alla comunità.
In conclusione, ci sono molti benefici associati al fare sport, sia per il nostro corpo che per la nostra mente. L’esercizio fisico regolare può aiutare a prevenire malattie, migliorare la salute fisica e mentale, aumentare la socializzazione e migliorare la qualità della vita generale. Pertanto, è importante cercare di incorporare l’attività fisica nella nostra routine quotidiana, anche solo con piccoli cambiamenti come camminare invece di guidare o utilizzare le scale invece dell’ascensore.
Conosci l’autore
Vittoria Alice Piani
Ciao, mi chiamo Vittoria Alice Piani, ho 25 anni e sono una pallavolista professionista. Gioco con il team campione d’Italia e campione del Mondo Imoco Volley Conegliano!
Ho cominciato a giocare a pallavolo quando avevo solo 14 anni, da quel giorno non mi sono più fermata. Nel 2015 ho vinto l’oro nei Mondiali Under 18 con la Nazionale giovanile e poi negli anni successivi ho giocato con varie squadre sia in serie A2 che, soprattutto, in serie A1.
Il Villaggio San Francesco di Caorle è un luogo magico dove gli amanti dello sport possono soddisfare ogni desiderio di attività fisica e di divertimento.
Questo affascinante resort situato sulla meravigliosa costa adriatica offre una vasta gamma di attività per tutte le età. Che tu sia un appassionato o desideri semplicemente trascorrere del tempo attivo all’aria aperta, qui troverai sicuramente qualcosa di adatto alle tue preferenze.
Sport acquatici e da spiaggia: Data la posizione privilegiata del Villaggio sul mare, gli sport acquatici sono una delle principali attrazioni. Puoi provare il windsurf e lasciarti trasportare dalle onde, oppure dedicarti al kayak. Se non sei un amante del mare, invece, che ne dici di una bella partita a beach volley?
Sport in villaggio: Potrai fare quattro tiri nei nostri nuovi campi da Padel, oppure cimentarti col tennis, calcetto, tiro con l’arco, basket, volley.
Ciclismo: Esplora i dintorni del villaggio su due ruote con affascinanti percorsi ciclabili che ti porteranno a scoprire la bellezza della zona circostante.
Ginnastica e attività in piscina: Il resort offre anche attività in acqua e in piscina, come acquagym e altre forme di ginnastica, per tenerti in forma e divertirti nello stesso tempo.
Palestra: Utilizza la nostra sala attrezzi recentemente ristrutturata, oppure prova i nostri corsi di Cross-fit o pilates!
Queste sono solo alcune delle numerose attività sportive disponibili in Villaggio. Indipendentemente dalle tue preferenze, qui troverai sempre qualcosa di entusiasmante da fare. Ricorda, lo sport è un ottimo modo per rilassarsi, socializzare e prendersi cura del proprio benessere fisico e mentale. Non vediamo l’ora di darti il benvenuto e di condividere con te momenti indimenticabili all’insegna dello sport e del divertimento.
Il progetto culturale che lega Villaggio San Francesco e BiVillage
Abbiamo chiesto a due artisti di interpretare questo viaggio, tracciando una linea tra Italia e Croazia
Una linea invisibile che unisce, attraverso l’acqua, due nazioni e in particolare due città di mare.
Enrico Marcato e Monica Patrovic, sono gli artisti che sono stati selezionati per tracciare questa linea tra l’Italia e la Croazia nell’ambito del progetto “Art 4 Tomorrow” voluto da BiHoliday.
L’arrivo delle briccole al BiVillage
Scopri qui il progetto di Enrico Marcato ideato per il BiVillage, Croazia.
Dalla Croazia all’Italia, in “barca”
Ci spostiamo ora in Croazia dove incontriamo Monica Petrovic.
Pittrice, restauratrice, lavora presso il museo Archeologico dell’Istria. A questa attività abbina la creazione di opere d’arte in particolare attraverso la pittura. A lei è stato chiesto di dare nuova vita ad una batana.
Cos’è una batana?
Si tratta di una piccola imbarcazione a fondo piatto caratterizzata da sponde molto basse. Viene mossa a remi oppure issando un albero con una vela cosiddetta al terzo. È tipica della navigazione nell’Alto Adriatico perché grazie al fondo piatto è in grado di navigare su fondali molto bassi.
La pittura mi ha sempre affascinata
spiega l’artista, sottolineando come “operare la trasformazione della barca è stata una grande sfida“.
Infatti una volta decisi i colori e le forme da tracciare il lavoro è stato fatto con la barca rovesciata.
Quindi è stato necessario immaginare il risultato finale ‘diritto’ per poi riportarlo sulla batana capovolta.
L’elemento centrale di questo progetto artistico – come già sottolineato – è lo scambio culturale: la barca realizzata a Fasana oggi si trova a Caorle, al Villaggio San Francesco, e le briccole di Marcato a Fasana al BiVillage.
Una bella amicizia, quella tra Italia e Croazia: ci lega il mare ma non solo.
L’Art-Activism di BiHoliday
Arte, storia ed il concetto del viaggio: un grande mix culturale che trova la sua espressione in questo progetto: “BiHoliday abbraccia l’arte – spiega Ilenia Cherubin, DG del gruppo Bi-Holiday – come linguaggio valoriale. Oltre che esprimere quell’Art-Activism che oggi ci permette di parlare di temi socialmente importanti“.
Tra questi BiHoliday sottolinea il valore di un territorio e il suo rispetto “con tutto ciò che gravita attorno, ad esempio, al riuso“.
L’artista
Enrico Marcato
Enrico Marcato, 47 anni, vive tra Padova e Venezia, dove ha l’atelier. A Venezia ha studiato all’Accademia di Belle Arti.
Ha lavorato come artigiano e portato avanti la sua passione per la pittura.
Successivamente un’intuizione che lo ha portato a lavorare sulla briccole. Tra i primi a credere nelle sue opere Arrigo Cipriani dell’Harry’s Bar.
Le tegnue sono dei rialzamenti rocciosi che dal fondale marino si ergono verso l’alto, tipici di alcune zone nord adriatiche.
Le si possono trovare in varie forme: a volte singole, cioè lontane l’una dall’altra, oppure raggruppate.
Sono principalmente formazioni di origine calcarea, che possono alzarsi anche per diversi metri e molto diverse dalle classiche “alture“, formate in gran parte da fango e sabbia.
L’origine del nome
Il nome tegnua è principalmente legato ai vocaboli “tenere” o “fermare” e deriva proprio dal fatto che le reti dei pescatori vengono trattenute dalle asperità del fondo.
In gergo marinaresco vengono anche chiamate “tresse”, per l’intreccio l’una con l’altra che le caratterizza.
Prendere una tegnua
Prendere una tegnua, almeno fino a qualche anno fa significava molto spesso danneggiare la rete anche in maniera devastante.
Con l’avvento delle strumentazioni altamente tecnologiche, prima del “Loran” e oggi del GPS, hanno fatto si che negli anni queste siano state quasi interamente segnalate, quindi attualmente, almeno per quanto riguarda lo strascico, messe al sicuro da qualsiasi pericolo.
Oggi, solo i sommozzatori si avvicinano a queste milionarie strutture, ed è l’unico essere, a parte i pesci che vi abitano, che può godere della loro spettacolare bellezza.
L’Alto Adriatico, sebbene piccolo, è tra i mari che ne conta di più nei suoi seppur bassi fondali.
La tegnua è un patrimonio nonché un serbatoio di vita marina che non ha eguali quindi, se ben gestita e protetta, astici, scorfani, gronghi e decine di altre specie ittiche potranno continuare ad abitare i fondali marini ancora per molti anni.
Alla scoperta di Caorle
Situato sulla costa veneziana nella regione del Veneto, si trova il pittoresco borgo di Caorle.
Questa affascinante località balneare vanta un centro storico caratterizzato da strette stradine lastricate, case colorate e un’atmosfera autentica che cattura l’essenza della tradizione.
Il centro città è infatti un vero gioiello che attira visitatori da tutto il mondo.
Le origini risalgono all’epoca romana, quando era un importante centro commerciale e un porto di scalo per le rotte marittime dell’Adriatico.
Nel corso dei secoli, la città ha subito l’influenza di varie culture, tra cui quelle bizantine, longobarde e veneziane, che hanno lasciato un’impronta indelebile sulla sua architettura e sulla sua cultura.
Nella città ergono affascinanti case colorate, con facciate dipinte in tonalità vivaci come il rosa, il blu e il giallo. Queste case tradizionali, alcune delle quali risalgono al XVI secolo, conferiscono al centro storico un aspetto pittoresco e unico nel suo genere.
La piazza principale, chiamata Piazza Vescovado, è il cuore pulsante del centro storico. Qui si trova il duomo di Santo Stefano, un’imponente chiesa romanica risalente all’XI secolo, con un campanile a forma di cipolla che si erge sopra il paesaggio urbano.
La cattedrale è un luogo di grande importanza storica e religiosa per la città, e il suo interno custodisce opere d’arte di notevole valore.
Inoltre, passeggiando per le stradine del centro storico, si possono scoprire antiche botteghe artigiane e negozi di souvenir che vendono prodotti tipici locali.
Non mancano poi ristoranti e caffè accoglienti dove è possibile gustare prelibatezze della cucina veneta, come i famosi “cicchetti“, piccoli stuzzichini accompagnati da un bicchiere di vino.
Una visita al centro storico non sarebbe completa senza una passeggiata sul lungomare. La spiaggia dorata si estende per chilometri lungo la costa e offre la possibilità di rilassarsi al sole o fare una nuotata nelle acque cristalline dell’Adriatico.
Durante l’estate, Caorle si anima con eventi culturali e folkloristici che richiamano turisti e locali. Tra le celebrazioni più famose c’è la festa di San Rocco, patrono della città, che si tiene il 16 agosto.
L’autore
Vittorio Emanuele Dalla Bella ha 61 anni ed è stato un pescatore per oltre 35. Amante del mare, è un profondo conoscitore dell’Alto Adriatico e delle sue tegnue.
Abbracciare la libertà di vivere la vita sulla strada
Se chiedete a noi, ai nostri amici o a una persona qualsiasi che vive in un van, cosa significhi viverci, otterrete molto probabilmente la stessa risposta: libertà.
La filosofia della vanlife consiste nell’esplorare il mondo e nell’abbracciare uno stile di vita nomade.
Si tratta infatti di vivere la vita alle proprie condizioni, senza essere legati a un lavoro da 8 ore al giorno o ad un luogo specifico.
Si può andare dove si vuole e fare casa ovunque si finisca.
Questo stile di vita è incredibilmente libero ed è stato adottato da chi cerca di sfuggire alla frenesia della vita moderna, come noi!
È uno stile di vita che incoraggia la crescita personale, l’esplorazione e all’avventura, poiché la maggior parte delle volte non sappiamo dove andremo a finire e ogni giorno è una scoperta, trovandoci in posti sempre nuovi e conoscendo persone che non abbiamo mai incontrato prima.
Non ci preoccupiamo del tran tran quotidiano o dello stress della vita di tutti i giorni potendoci concentrare su ciò che ci interessa, essendo liberi di esplorare il mondo coi nostri tempi.
Prendersi il proprio tempo
Vanlife incoraggia le persone ad esplorare, creando sempre nuovi ricordi, e a prendersi il proprio tempo, invece di correre sempre.
Ci incoraggia anche a vivere con uno stile di vita minimalista, apprezzando anche le cose semplici che la vita ha da offrire, dato che un furgone come il nostro ha solo uno spazio limitato a disposizione e si può portare con sé solo ciò che è strettamente essenziale.
Per esempio, prima della vita in furgone, non ci saremmo mai aspettati che una lavatrice e dei vestiti appena lavati ci potessero rendere così felici!
L’esperienza di vivere in un furgone è diversa per tutti, non esistono due persone che possano vivere la stessa, ma una cosa che ci accomuna tutti è l’emozione che deriva dall’essere sulla strada aperta.
Molti vanlifers scoprono di avere un forte legame con i luoghi che visitano, con le persone che incontrano e con la natura che li circonda mentre viaggiano, ricercando sempre più destinazioni che possano regalargli queste sensazioni, e così facciamo anche noi.
La filosofia della vanlife prevede anche molto fai-da-te, infatti costruire il proprio furgone è una parte integrante di questo stile di vita e anche un ottimo modo per risparmiare e avere la libertà di progettare a proprio piacimento la casa.
Costruire il proprio furgone
La costruzione inizia dalla progettazione degli interni alla personalizzazione degli esterni, fino all’installazione di impianti elettrici e idrici, ed è proprio così abbiamo fatto anche noi!
Dopo aver acquistato il nostro T5 vuoto, abbiamo creato la nostra piccola abitazione su quattro ruote.
C’è tutto ciò che ci serve: acqua corrente, elettricità, un letto e uno spazio per riporre i bagagli. Con una scala fissa possiamo persino salire sul tetto, sul quale abbiamo installato un altro serbatoio d’acqua, con scatole per lo stoccaggio e un pannello solare per l’autoproduzione di elettricità.
L’interno è stato progettato in modo da avere un’ampia zona salotto durante il giorno, trasformandosi durante la notte in un letto, con pochi semplici passaggi.
Per noi era inoltre importante che il design fosse fotogenico, piccoli dettagli come ghirlande e luci fiabesche rendono il nostro furgone ancora più accogliente.
Quando si arriva in una destinazione turistica come un villaggio, chi viaggia in van deve considerare come parcheggiare e come accedere a servizi come elettricità, acqua e fognature. È quindi importante documentarsi su questi aspetti prima di arrivare, in modo da garantire un soggiorno il più possibile confortevole e senza problemi.
Inoltre, è essenziale essere a conoscenza di tutte le leggi e le normative locali che possono essere applicate.
La vita in furgone diventa molto più semplice quando scegliamo una piazzola in un campo vacanze.
Per esempio, dato che non abbiamo un bagno nel nostro piccolo furgone, siamo grati di avere a disposizione una toilette e una doccia, che ovviamente sono disponibili in campeggio.
Anche cucinare o lavare i piatti è più divertente quando si ha a disposizione acqua calda corrente, non dovendosi infine preoccupare per la sicurezza.
I villaggi BiHoliday
I villaggi turistici BiHoliday sono situati a Caorle, in Italia, e a Fasana, in Croazia.
Oltre alla disponibilità di Mobile Home, appartamenti e servizi di hotellerie, hanno al loro interno numerose piazzole per tende, roulotte e camper, ideali per chi desidera trascorrere una vacanza all’insegna della natura e del relax.
Le piazzole sono ampie e ombreggiate, dotate di allacciamento elettrico e di servizi igienici e docce comuni (attrezzati anche di bagni privati).
Sono inoltre disponibili aree camper service, con scarico acque nere e grigie.
I Villaggi offrono una vasta gamma di attività per i suoi ospiti, tra cui ampie piscine con scivoli, un acquapark, campi da tennis, calcetto, beach volley, padel etc, miniclub e un’area fitness all’aperto.
Inoltre, in tutte e due le strutture si organizza animazione per adulti e bambini, con giochi, tornei e spettacoli serali.
Per coloro che desiderano esplorare il territorio circostante, il Villaggio San Francesco si trova in una posizione strategica, vicino a Venezia, Caorle, al fiume Livenza e alle numerose attrazioni turistiche della zona.
Il BiVillage è a pochi minuti da Fasana e Pola, affacciandosi sul bellissimo arcipelago delle isole Brioni.
Inoltre, il nostro personale è sempre disponibile per fornire informazioni e assistenza agli ospiti, garantendo un soggiorno piacevole e confortevole.
Gli autori
Siamo Annika e Mathias, fotografi di viaggio tedeschi.
Abbiamo sviluppato la nostra passione per i viaggi e la fotografia negli ultimi anni insieme e da allora siamo stati in tutti e 7 i continenti.
La fotografia è il nostro lavoro principale da un anno e metà di questo lo abbiamo passato a bordo del nostro furgone.
Breve storia di una città e di cosa non si può perdere
Pola è uno dei centri croati più vivaci dell’Istria, la piccola penisola triangolare bagnata dalle acque settentrionali del mar Adriatico, ed è nota, come il resto della regione Istriana, per il clima mite, il mare calmo e la natura incontaminata.
Come ogni città di mare la sua storia è uno stratificarsi di popoli, tradizioni, costruzioni e bombardamenti e ciò la rende uno dei centri più interessanti di tutta l’area.
Pola e la sua Arena
Anche se una leggenda racconta che i primi abitanti di Pola furono Giasone e gli Argonauti, la vera fondazione della città avvenne per merito dei Romani che conquistarono l’area nel 177 a.C., costruendo poi la città intorno al 46 a.C. come colonia di cittadini romani (chiamata allora Pietas Iulia).
Il glorioso passato romano di questa città si può ancora respirare passeggiando tra le sue vie, punteggiate di monumenti emblematici, primo fra tutti il suo anfiteatro, il monumento antico meglio conservato di tutta la Croazia.
L’anfiteatro, noto anche con il nome di Arena di Pola, domina l’intero centro storico e ne è il simbolo più iconico. È il sesto anfiteatro più grande ancora esistente ed è stato costruito tra il 2 a.C. e il 14 d.C. per volere del primo imperatore, Augusto.
La forma che vediamo oggi, però, è frutto di un ampliamento voluto da Vespasiano, lo stesso imperatore che fece costruire il Colosseo. Vespasiano voleva che l’Arena ospitasse i combattimenti con i gladiatori e che questi potessero essere ammirati da 23.000 spettatori.
Le ragioni del rinnovamento dell’Arena
Si racconta, però, che l’intento di imbonirsi la popolazione non fosse l’unica ragione alla base di questo rinnovamento; ce n’era una molto personale: omaggiare una donna, Cenis, una liberta nativa di Pola, amante ufficiale dell’imperatore.
L’Arena, che prende il nome proprio dal termine latino harena (la sabbia sulla quale combattevano i gladiatori) è l’unica superstite oggi a conservare le torri angolari quadrate che caratterizzavano questa tipologia di edifici.
Qui veniva immagazzinata acqua profumata all’interno di apposite cisterne, due per torre, utile ad alimentare alcune fontane o per essere spruzzata sui presenti nelle giornate più calde.
L’anfiteatro sorgeva appena fuori dalle mura romane, su un terreno in pendenza, inconveniente superato dai suoi architetti con un basamento più alto verso il mare, sul quale si ergono ancora oggi due livelli di archi a tutto sesto sorretti da massicci pilastri e, sopra questi, un attico, forato da aperture quadrangolari.
L’intera struttura è stata realizzata in pietra calcarea, purtroppo in parte usata nei secoli successivi per costruire altri edifici della zona.
Una piccola curiosità
In periodo rinascimentale, quando la città era sotto il dominio della Serenissima Repubblica di San Marco, alcuni nobili avevano addirittura suggerito di smontare pietra per pietra l’intero anfiteatro per riedificarlo a Venezia.
Fortunatamente il senatore veneziano Gabriele Emo si oppose con forza e gli abitanti di Pola, per ringraziarlo, gli dedicarono una statua che si può ancora ammirare proprio nei pressi di questo imponente monumento.
Il Tempio dedicato ad Augusto
L’Arena non è l’unica testimonianza di quanto Pola fosse una città fiorente dell’Impero romano, con il suo vivace porto e il suo antico foro. Di questo spazio, infatti, rimane oggi uno degli edifici più importanti: il Tempio dedicato ad Augusto.
Questo elegante monumento dalle proporzioni slanciate, è stato costruito tra il 2 a.C. e il 14 d.C. per volere di Ottaviano Augusto, già committente dell’Arena.
L’edificio sacro, con le sue raffinate colonne corinzie, ha vissuto peripezie simili a quelle del Partenone di Atene: trasformato in chiesa e poi in granaio fu infine danneggiato dai bombardamenti degli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, periodo durante il quale la città era in mano all’esercito tedesco.
Fortunatamente un attento restauro ricostruttivo ne ha restituito per intero la bellezza.
Le atrocità della guerra solo in rarissime e fortunate circostanze sanno portare con sé dei benefici: è questo il caso di un esteso mosaico pavimentale, scoperto proprio grazie alle stesse bombe alleate che hanno fatto crollare parte del tempio del foro.
La sua decorazione vede un alternarsi ordinato tra motivi geometrici ed elementi naturali appartenenti a flora e fauna; tra questi soggetti più comuni spicca però il riquadro centrale della porzione di sinistra, raffigurante la punizione di Dirce, un soggetto davvero poco ricorrente nei tempi antichi.
L’arco trionfale dei Sergi
C’è infine un ultimo monumento romano che merita di essere visto per il suo incredibile stato di conservazione e per quanto sia stato amato negli anni dagli artisti, tra i quali va citato il celebre Michelangelo Buonarroti.
Si tratta dell’Arco trionfale dei Sergi, innalzato di fianco a una delle porte della città tra il 25 e il 10 a.C. dalla matrona Salvia Postuma in onore del marito Lucio Sergio Lepido, come recita l’iscrizione di dedica sull’attico.
Si tratta di un arco a un unico fornice, inquadrato da due coppie di colonne eleganti e slanciate di ordine corinzio. La sua decorazione è molto più raffinata rispetto a quella del contemporaneo arco di Augusto a Rimini: quadrighe, putti che reggono festoni carichi di fiori e frutta, e le immancabili Vittorie alate, da sempre elementi imprescindibili di questa tipologia di monumenti.
Non solo tesori dell’epoca romana
Pola non conserva soltanto tesori artistici del periodo romano, nel centro della città sono diversi, infatti, i monumenti che raccontano del periodo medievale, del dominio veneziano e di quelli successivi: austro-ungarico, italiano, nazista e jugoslavo.
Il Palazzo del Comune e la Concattedrale
Al periodo medievale risalgono il palazzo del Comune, posto nella piazza del foro, più volte maneggiato nei secoli seguenti, e la Concattedrale dell’Assunzione della Beata Vergine di Pola, anch’essa ampliata e interessata da diversi interventi successivi.
Uno di questi, datato tra il 1671 e il 1707, portò alla costruzione del campanile, per il quale fu utilizzato materiale in larga parte proveniente dall’Arena romana.
La Cappella di Santa Maria Formosa e il Monastero di San Francesco
Altri due edifici sacri vanno certamente ricordati per il loro pregio: il primo è la Cappella di Santa Maria Formosa, parte di un complesso abbaziale poi demolito. Si tratta di uno dei principali monumenti paleocristiani in stile bizantino dell’Istria il cui aspetto era molto simile a quello del Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna.
A questo piccolo capolavoro italiano, infatti, si ispirava, con la differenza che per la Cappella di Pola si utilizzò la pietra e non il mattone come materiale da costruzione.
Estremamente maestoso doveva essere l’interno, decorato da preziosi mosaici, i cui resti sono visibili presso il Museo Archeologico dell’Istria.
Il secondo edificio da menzionare è il Monastero di San Francesco, la cui chiesa è stata costruita nei primi anni del Trecento e presenta il caratteristico stile semplice dei complessi francescani con elementi in tardo stile romanico uniti a dettagli decorativi gotici.
Il Castello e le fortezze
Passando poi al periodo in cui Pola fu interessata dalla dominazione veneziana, va citato un monumento di grande rilevanza, da cui si può godere di una splendida vista sulla città: è il castello, fortezza veneziana ubicata sulla sommità del colle principale che si affaccia sul porto.
La sua forma quadrangolare circondata da quattro bastioni a forma di picca è stata progetta intorno al 1630 dall’architetto francese Antoine De Ville su commissione del governo veneziano, interessato a difendere Pola, centro di fondamentale importanza per i traffici marini dell’alto Adriatico, da possibili attacchi esterni.
Questo non è l’unico monumento militare della città, sono diverse, infatti, le fortezze risalenti al periodo austro- ungarico oggi visitabili; facevano parte di un’efficiente e complessa rete difensiva volta a proteggere il porto militare più importante dell’impero. Tra queste va ricordata la fortezza di Varudella, riconfigurata per ospitare l’acquario della città, il più grande della Croazia.
La statua di James Joyce
Non si può terminare questa passeggiata alla ricerca delle bellezze di Pola senza citare uno degli ultimi capolavori artistici di cui si è dotata la città. Si tratta della statua in bronzo di James Joyce, collocata tra i tavolini del caffè “Uliks” (Ulisse in croato) proprio come il titolo del suo più celebre romanzo.
L’opera, realizzata dal celebre scultore croato Mate Čvrljak nel 2003, vuole omaggiare lo scrittore irlandese che per un breve periodo della sua vita insegnò inglese proprio a pochi passi da questo bar dal quale oggi continua a sorseggiare il suo caffè all’ombra dell’Arena.
Molti sarebbero ancora i dettagli da raccontare della città di Pola e del suo variegato e unico patrimonio, ma per scoprirli davvero non vi resta che passeggiare tra le sue vie, esplorare i suoi musei, partecipare alle sue manifestazioni, immergendovi così nella sua storia.
BiVillage e le Isole Brioni
Il BiVillage, che si trova a Fazana sulla costa dell’Istria di fronte alle isole Brioni, è il luogo ideale per coloro che vogliono esplorare questo splendido arcipelago.
Questo gruppo di 14 isole è stato proclamato parco nazionale nel 1983. Ogni isola ha la propria bellezza naturale e il parco nazionale offre numerose attività per i visitatori, come escursioni a piedi, passeggiate a cavallo, gite in barca e immersioni subacquee.
Una delle attrazioni più emozionanti dell’isola principale è il Safari Park, dove i visitatori possono ammirare animali esotici come zebre, elefanti, etc.
Oltre alla natura e alla fauna selvatica, le isole Brioni offrono anche una ricca storia culturale.
La prima menzione storica risale al 384 d.C. e durante i secoli successivi, l’arcipelago è stato abitato da popoli come i Romani e i Veneziani. Nel corso della storia, è stato anche utilizzato come base militare durante la Prima Guerra Mondiale e come residenza estiva del presidente jugoslavo Tito negli anni ’50 e ’60.
Oggi, le isole Brioni sono un’importante meta turistica in Croazia, offrendo ai visitatori un’esperienza di natura, cultura e storia senza precedenti.
Le isole sono facilmente raggiungibili dalla terraferma e offrono sistemazioni di alta qualità, ristoranti e bar dove poter gustare la cucina locale e i pregiati vini istriani.
Si è laureata nel 2004 presso la Facoltà di Scienze Umanistiche e Sociali di Rijeka e anche presso il dipartimento di Arte, specializzazione in Pittura nella classe di Marijan Pongrac.
Lavora presso il Museo archeologico dell’Istria come restauratrice di vetro, ceramica e metalli.
È membro dell’HDLU (Associazione croata degli artisti) dell’Istria.
Il viaggio da Venezia alla Croazia delle briccole d’artista di Enrico Marcato
A Monaco di Baviera, nell’elegante contesto del Lodenfrey Park, davanti alla stampa estera, il gruppo BiHoliday ha presentato la stagione estiva 2023.
E per farlo ha scelto un progetto artistico originale, intitolato “I Say Art”: raccontare un viaggio. Il progetto coinvolge i due villaggi gestiti dal gruppo: BiVillage in Croazia e Villaggio San Francesco a Caorle.
Cosa sono le briccole?
Si tratta di pali in legno – piantati, a migliaia, già ai tempi della Serenissima, su cui materialmente poggia la città – che caratterizzano la laguna di Venezia e hanno molti usi: sono preziosi indicatori “stradali” fondamentali per orientarsi tra le secche, sono strumenti che servono per ormeggiare le imbarcazioni lungo i canali, sono anche basi – si riconoscono per la testa a T – indispensabili per sorreggere i pontili.
Tre briccole, prima esposte a Venezia in concomitanza con l’ultima Biennale Arte, sono partite dall’atelier dell’artista Enrico Marcato per poi trovare nuova casa in un tratto di costa in Croazia, al BiVillage.
Le opere sono state posizionate in un punto tale per cui gli ospiti del villaggio e chiunque si trovasse a passeggiare sul lungomare potrà ammirarle. E per rendere l’dea del progetto una briccola – di dimensioni più piccole – è stata portata a Monaco ed esposta per la presentazione.
Una volta che questi pali di legno giungono a fine vita ecco che Marcato li avvia ad un riuso, trasformandoli in opere d’arte.
Ho provato e sperimentato finchè non ho trovato quello che fa parte di Enrico: le briccole di Venezia, raccontate dal 1500 in poi da qualsiasi artista nei suoi quadri: da Tintoretto, a Canaletto, solo per citarne un paio. Sono i custodi silenziosi di Venezia.
E 15 anni fa ho cominciato a recuperarle e ad inserire colpi di colore per renderle vive di nuovo. Se parliamo di questo progetto legato a BiHoliday quello che mi gratifica, dal lato umano, è sapere che queste mie opere hanno fatto un viaggio da Venezia – la città madre – fino in Croazia.
E il BiVillage di Fasana, dove sono installate, è proprio speculare a Venezia.
Dove vederle le briccole d’artista, oltre che in Croazia?
Molte delle briccole sono ben custodite in collezioni private. A Miami però se ne possono vedere, e sono posizionate all’esterno del Cipriani.
A Montreal in Canada invece sono all’interno della Fondazione Aldo Bensadoun. Poi ce ne sono a Parigi, a Ibiza. E adesso in Croazia.
Arte come linguaggio valoriale
BiHoliday abbraccia l’Arte come linguaggio valoriale oltre che esprimere quell’Art-Activism che oggi ci permette di parlare di temi socialmente importanti.
Tra questi, BiHoliday sottolinea il valore di un territorio e il suo rispetto con tutto ciò che ci gravita attorno come, ad esempio, il riuso dei materiali (e la rinascita delle briccole ne è un esempio concreto).
Ma il progetto non è finito qui. C’è anche una seconda parte che verrà svelata a breve. E che percorrerà il viaggio Italia Croazia, in senso inverso.
L’artista
Enrico Marcato
Enrico Marcato, 47 anni, vive tra Padova e Venezia, dove ha l’atelier. A Venezia ha studiato all’Accademia di Belle Arti.
Ha lavorato come artigiano e portato avanti la sua passione per la pittura.
Successivamente un’intuizione che lo ha portato a lavorare sulla briccole. Tra i primi a credere nelle sue opere Arrigo Cipriani dell’Harry’s Bar.
Consigli pratici per una vacanza con il tuo cane all’estero
Viaggiare con il proprio cane è un’esperienza piacevole e arricchente, ma richiede alcune attenzioni e precauzioni.
In questo articolo ti illustrerò cosa fare prima della partenza per una meta estera, durante gli spostamenti e come comportarsi in spiaggia e in montagna, in modo che tu e il tuo amico a quattro zampe possiate trascorrere una delle migliori vacanze della vostra vita.
Viaggiare con il cane all’estero
Viaggiare in Italia con il proprio amico a quattro zampe risulta decisamente più semplice rispetto a un viaggio all’estero, ma solo a livello di documenti e di mezzi di trasporto.
Oramai sono tante le nazioni pet-friendly che accolgono a braccia aperte i nostri pelosetti, ma bisogna controllare e pianificare tutto in anticipo, onde evitare scelte sbagliate che rovinerebbero la vacanza a noi e al nostro cagnolino.
Se stai pianificando un viaggio all’estero ci sono alcune cose da tenere a mente per garantire la sicurezza e la comodità del tuo amico a quattro zampe durante il viaggio.
Ecco alcune informazioni utili su ciò che serve per viaggiare all’estero con un cane:
Prima di partire, assicurati che il tuo cane abbia tutti i documenti e le vaccinazioni necessarie per il Paese di destinazione.
In generale, la maggior parte dei Paesi richiede che il cane abbia un passaporto europeo per animali domestici, che attesti la sua identità, i suoi vaccini e il trattamento antiparassitario.
Alcuni Paesi possono richiedere ulteriori documenti o vaccinazioni, come il vaccino contro la rabbia o la profilassi antimalarica. Verifica sempre le esigenze specifiche del Paese di destinazione informandoti o presso l’agenzia di viaggi, o presso l’ambasciata o chiedendo informazioni al tuo veterinario di fiducia.
Trasporto del cane
Durante il viaggio, il tuo cane deve essere trasportato in modo sicuro e confortevole.
Se stai viaggiando in aereo, contatta la compagnia aerea per sapere quali sono le politiche per il trasporto degli animali domestici e prenota il posto per il tuo cane con anticipo e fai bene attenzione: non tutte li accettano. La regola generale è che in cabina possono essere trasportati solo cani di peso massimo di 10 kg trasportino incluso, gli altri nella stiva con tutto ciò che ne consegue.
Alimentazione e acqua
Durante il viaggio, assicurati di portare cibo e acqua sufficienti per il suo fabbisogno. In generale, è consigliabile portare il cibo abituale del cane per evitare problemi di stomaco e diarrea. Se viaggi in aereo, verifica le regole della compagnia aerea per il trasporto di cibo e acqua per animali domestici.
Trasporto di farmaci e accessori
Se il tuo cane ha bisogno di farmaci o di accessori speciali, come guinzagli o pettorine, assicurati di portarli con te durante il viaggio. Verifica le regole locali per l’importazione di farmaci per animali domestici, poiché alcune sostanze potrebbero essere vietate in alcuni Paesi.
Regole e restrizioni locali
Prima di partire, verifica le regole e le restrizioni locali relative ai cani nel Paese di destinazione. In alcuni Paesi, i cani potrebbero non essere ammessi in determinate zone, come i parchi nazionali o le spiagge.
Inoltre, alcune strutture, come i ristoranti o gli alberghi, potrebbero non accettare cani. Informati con attenzione prima di effettuare la prenotazione. Puoi chiedere agli enti del turismo dei luoghi in cui desideri recarti, ti sapranno fornire tutte le informazioni di cui avrai bisogno.
Cura e igiene del cane
Durante il viaggio, assicurati di prenderti cura del tuo cane, mantenendolo pulito e igienizzato. Porta con te sacchetti per la raccolta delle feci e comportati come ti comporteresti in Italia. Il rispetto per gli altri deve essere sempre in cima alle nostre priorità.
Buon viaggio!
Villaggi a misura di pet
Se si ama il mare e non si vuole rinunciare alla compagnia del proprio amico a quattro zampe, i villaggi BiHoliday sono la soluzione ideale per le vacanze di tutta la famiglia.
Potrai trascorrere un soggiorno indimenticabile in un contesto naturale e accogliente, con tanti servizi dedicati a te e al tuo animale domestico.
Le strutture BiHoliday sono il luogo ideale per vivere il mare e la natura con il tuo fedele compagno, in un’atmosfera familiare e rilassante.
Prenota subito la tua vacanza pet friendly e preparati a divertirti!
I nostri villaggi
Il BiVillage (Fazana, Croazia) e il Villaggio San Francesco (Caorle, Italia) si trovano a pochi passi da splendide spiagge, tutte e due certificate Bandiera Blu!
Ogni villaggio ha una porzione di spiaggia riservata a chi viaggia con il proprio pet: la Bi Dog Beach e, al Villaggio San Francesco, potrai trovare anche un’area di agility dedicata.
Andrea Petroni ha trasformato anni fa la sua passione in un lavoro. Ideatore del progetto vologratis.org, nato alla fine del 2009, è diventato in poco tempo uno dei Travel Blogger più importanti d’Italia.
Ama viaggiare con la sua famiglia: sua moglie Valentina, i piccoli Nicholas e Victoria e il cane basset hound Gastone.
Dal 2017 è anche autore di letteratura di viaggio, tramite i suoi libri continua a consigliare viaggiatori e turisti sui gioielli nascosti da visitare in Italia e nel mondo.
Oggi è un travel content creator da milioni di views!
Una incredibile creatività: quale sarà il suo prossimo viaggio?
Come descriveresti il concetto di metaverso a tua nonna?
GIOSUÈ – Come un film. Le direi di chiudere gli occhi e di pensarsi proprio all’interno della scatola della TV da cui si proietta la pellicola. Il vantaggio rispetto al film, però, è che questa volta potrà compiere azioni attive: potrà camminare, interagire con gli attori, acquistare prodotti, partecipare a conversazioni e molto altro. Il tutto per mezzo di visori (come degli occhiali), che la immergono in questa dimensione, e dei josystick, dei telecomandi, con cui potrà effettivamente compiere quelle azioni interattive di cui prima – acquisti, conversazioni, partecipazione ad eventi…
Se poi mia nonna avesse mai visto un videogioco, le direi di pensarsi come il personaggio che guido con i joystick, il telecomando appunto. Quello che faccio è muovermi all’interno di un mondo ricostruito, in cui incontro altri personaggi, entro in case, foreste, mangio cibi virtuali, indosso abiti che posso cambiare… Bene, il metaverso permette questo, ma in maniera potenziata. Mentre il videogioco si consuma all’interno della cornice della TV, con i visori (gli occhialetti) nel metaverso l’utente potrà girarsi a 360° e vedere un mondo interamente immersivo. Ci sono metaversi che stanno addirittura tentando di introdurre odori, sapori e i sensi, che mancano assolutamente alle tecnologie più comuni.
Credo infine che molte nonne usino le videochiamate per vedere figli e nipoti sparsi per il mondo. Uno dei limiti di queste chiamate è che spesso, per vedere cosa accade intorno ai famigliari, è necessario girare la camera, roteare il cellulare, muoversi negli ambienti; con le realtà immersive queste operazioni si limitano e si gode di un’esperienza rotonda, panoramica, multisensoriale e immersiva, appunto.
Dalla poltrona di casa, dal letto o dalla sedia a rotelle, di viaggi, queste nonne (e non solo!) ne potranno compiere tantissimi. Si è iniziato con le telefonate, poi le videochiamate e chissà, forse un giorno il metaverso sarà la modalità più impiegata. Non credo che ci vorrà molto, intanto: allacciate le cinture!
SIMONE – Se dovessi spiegare il concetto di Metaverso a mia nonna, le direi che ogni volta che ci troviamo a interagire con qualcosa che non è soltanto fisico, siamo nel Metaverso. Spesso la gente associa il Metaverso alla realtà virtuale, ma questo è solo un aspetto. Si può parlare di Metaverso come Realtà Estesa o, per una definizione più accademica, si può dire che la Realtà Estesa è il gateway verso il Metaverso. Può essere qualsiasi cosa, da sovrapposizioni digitali nel mondo fisico, come un semplice filtro Snapchat, a esperienze in VR o giochi di realtà mista come Pokémon GO. Per semplificare: tutte le realtà tecnologicamente potenziate sono, di fatto, il Metaverso. Un altro modo per comprendere il Metaverso è semplicemente quello di vederlo come il prossimo
passo evolutivo di Internet. Il termine può essere stato introdotto a scopo di marketing, ma la tecnologia dietro il Metaverso non è necessariamente innovativa e seguirà probabilmente la stessa traiettoria di altri trend del passato.
Usiamo l’analogia con il World Wide Web. Ricordi gli anni ’90? Accedere a Internet, allora, richiedeva uno sforzo pro-attivo, come scollegare la linea telefonica e connettersi a un rumoroso modem a 56k… Con la diffusione di dispositivi indossabili, IoT e connettività costante tramite smartphone, siamo ora sempre connessi e non dobbiamo più attivamente “entrare” in Internet. Il Metaverso seguirà probabilmente questa tendenza e diventerà una parte integrante della nostra vita quotidiana, come il nostro frigorifero o la lavatrice, senza nemmeno dover pensare ad accedervi. Quindi, nonna: saremo nel Metaverso quando non penseremo più al Metaverso…
Quali saranno i maggiori benefici del metaverso per il grande pubblico?
GIOSUÈ – Come annunciavo nella domanda precedente, siamo soliti pensare al viaggio come qualcosa di quotidiano, pianificabile, naturale quasi. Eppure, non è così. “Viaggiare” non è poi così democratico. Potrebbe essere caro, faticoso, debilitante, oppure impensabile per alcuni soggetti.
Il metaverso è fruibile da casa,dalla carrozzina, dal più remoto dei comuni e geografie; l’infrastruttura necessaria ormai la conoscete: i visori, i joystick e della connessione internet. Non che questa sia accessibile a tutti, sia chiaro, ma la velocità con cui questi strumenti cadono in obsolescenza è tale, che i costi si abbattono in fretta.
Proprio per le limitate esigenze, il metaverso è impiegato in svariati campi. Ci sono università che per esempio tengono lezioni duali (in classe e nel metaverso, appunto), consentendo a studenti che non abitano in città, di abbattere i costi di affitti e trasferimento e di godere di una lezione da casa, ma immersiva. Ciò comporta che chiunque, da ovunque, possa frequentare (anche) le migliori università al mondo, da casa, abbattendo di molto i costi.
Dunque dal turismo, alla formazione, alle locazioni, i trasporti e l’ambiente, il metaverso si propone come un’opportunità interessante – e sicuramente perfettibile – per diversi campi, saperi e industrie.
SIMONE – Questa è una domanda interessante. Stiamo già assistendo ai benefici del cosiddetto “Metaverso industriale” in vari settori, tra cui R&D, la sanità e l’automotive. Mi piace suddividere il Metaverso in due tipi: auto-referenziale e strumentale. Il Metaverso auto-referenziale si riferisce a quei casi d’uso in cui il Metaverso è l’obiettivo finale anziché solo un mezzo per raggiungerlo. Ad esempio, quando si gioca a un videogioco come Call of Duty, l’esperienza e tutte le attività economiche correlate iniziano e finiscono all’interno del gioco. Tuttavia, se vediamo il Metaverso come uno strumento o un mezzo, il suo potenziale diventa ancora più interessante. In poche parole, il Metaverso può portare valore se e quando risolve problemi reali IRL. Un esempio di uso virtuoso del Metaverso che ho incontrato di recente arriva dall’Italia, quindi ne sono
particolarmente orgoglioso. Quattordici giovani pazienti dell’Ospedale Santobono a Napoli hanno potuto assistere alla finale di Champions League tra Real Madrid e Liverpool tramite visori VR, sentendosi come se stessero guardando la partita dalla prospettiva dei giocatori allo Stade de France di Parigi invece che da una stanza d’ospedale. Questo è stato un fantastico utilizzo sociale della tecnologia VR in un ambiente ospedaliero, per far sorridere i bambini e offrir loro un’esperienza unica e memorabile.
Quanto tempo impiegherà questa nuova frontiera tecnologica per diventare parte integrante della nostra vita quotidiana?
GIOSUÈ – Nell’ottobre del 2021, Marck Zuckerberg ha annunciato che il suo gruppo – che oltre a Facebook include anche Instagram e Whatsapp – si chiamerà proprio “Meta” – abbreviazione di meta-verso. L’annuncio è stato seguito da un video, che mostra proprio come le tecnologie che siamo soliti utilizzare – Whatsapp, Instagram e in primis Facebook – sono intese per evolversi e diventare immersive. Dunque è in cantiere che i nostri profili Facebook possano presto disporre di un avatar – già in molti ne hanno creato uno di sé stessi – che entrerà proprio in un mondo con servizi, attività, ed eventi.
Dunque sebbene non ci siano istanze già concrete ed esecutive di questo processo di “metaversizzazione,” in qualche modo, tutti, ne siamo già attori in fila di attesa.
SIMONE – La risposta non è netta. Tecnologicamente parlando, ci stiamo arrivando. Tuttavia, potremmo ancora essere a qualche decennio di distanza per quanto riguarda la tecno-accettazione diffusa. Ti è mai capitato di leggere in Douglas Adams? Oltre ad essere l’autore dell’esilarante Guida galattica per autostoppisti, era un grande sostenitore dell’innovazione. In un saggio del 1999 intitolato “Come smettere di preoccuparsi e imparare ad amare Internet”, pubblicato sul Sunday Times, Adams ha delineato alcune linee guida per il nostro rapporto con la tecnologia. Credeva che qualsiasi cosa esista quando si nasce sia considerata normale, qualunque cosa inventata tra i 15 e i 35 anni sia vista come innovativa ed entusiasmante e qualunque cosa inventata dopo i 35 anni sia, beh… innaturale! Fai i conti… Per molte persone, il Metaverso potrebbe sembrare insolito e innaturale. Tuttavia, avere un atteggiamento aperto e ricettivo verso la tecnologia è fondamentale se non vuoi essere lasciato indietro.
Quali saranno i punti a cui dovremo porre attenzione?
GIOSUÈ – Ci sono state situazioni in cui degli avatar hanno mosso azioni di violenza e palpeggiamento verso altri utenti… Lo so, a dirla così può sembrare comico e forse surreale, ma non dimentichiamo che dietro a quegli avatar c’è sempre un essere umano, e dunque vittime e carnefici. È come per i social e i famosi “leoni da tastiera,” è vero che non li vediamo fisicamente, ma percepiamo comunque le malevoli intenzioni di insultarci, esporci, denigrarci pubblicamente… Sarà
dunque necessario che la polizia postale, i nostri legislatori e le comunità digitali stesse denuncino, riportino, formalizzino e controllino questi mondi, che come tali hanno bisogno di regole, vigilanza, etica, deontologia e responsabilità sociale.
SIMONE – L’interoperabilità, senza dubbio. È sicuramente un aspetto cruciale dello sviluppo del Metaverso. Senza di essa, investire in una particolare piattaforma metaversica potrebbe portare a delusione poiché c’è il rischio che diventi obsoleta nel giro di pochi anni. Per ottenere un Metaverso decentralizzato, aperto e coeso, è cruciale assicurare che i beni digitali, come gli ambienti 3D, gli avatar, gli NFT, i terreni, le skin degli avatar e altri elementi, possano essere trasferiti senza soluzione di continuità tra le piattaforme.
Ciò siginifica, per esempio, giocare a un gioco, guadagnare un bene digitale, venderlo su un mercato secondario, ricevere il pagamento in criptovaluta, acquistare una skin dell’avatar in un altro gioco e indossarla in qualsiasi mondo virtuale si desideri. Questa interoperabilità è l’essenza stessa della decentralizzazione e il fondamento del Web 3.0. Sebbene abbiamo ancora molta strada da fare prima di raggiungere questo livello di interoperabilità, è un passo fondamentale verso lo sviluppo del Metaverso.
Cosa non potrà sostituire il metaverso del nostro mondo reale?
GIOSUÈ – Vi assicuro che il metaverso ci farà affezionare sempre di più alla nostra amata (?) umanità. Quelle sessioni immersive, gradualmente più performanti, prestanti e in evoluzione, comporteranno, oltre a tante ore spese in quei mondi, un parallelo senso di saturazione, claustrofobia e necessità di ossigenazione, che già viviamo quando entriamo in altre dimensioni immersive: immaginate le call su zoom, le ore spese di fronte ad un videogioco, o banalmente di fronte alla TV. Quando ci rendiamo conto che abbiamo passato ore di fronte a quegli schermi, bramiamo l’aria fresca, una passeggiata, una chiacchiera reale al bar. Bene, credo che il metaverso renderà sempre più unica e rara quella seconda fase, al punto che secondo me si istituiranno i “detox days,” i giorni di disintossicazione dalla tecnologia. Dunque verosimilmente più metaverso, ma anche più umanità!
SIMONE – Non riesco proprio a pensare a nulla… La maggior parte delle persone sembra percepire la realtà come un concetto binario, con la distinzione tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Tuttavia, è importante riconoscere che questa prospettiva è limitata e potrebbe presto diventare obsoleta. Nel suo libro “Reality+”, il tecnofilosofo David Chalmers propone un nuovo modo di intendere la realtà, in cui la realtà estesa viene considerata tanto reale quanto quella fisica.
Con gli avanzamenti tecnologici, Chalmers prevede che il Metaverso diventerà presto così indistinguibile dal nostro mondo fisico da rendere insignificante persino cercare di distinguere tra i due. Io lo chiamo “l’Effetto Roblox”: per mio figlio, giocare con un avatar in un mondo virtuale a 1.000 km di distanza o con un amico nel mondo fisico non fa differenza. Le linee tra realtà percepibile e realtà virtuale si sfumeranno e la distinzione tra il mondo digitale e quello fisico verrà cancellata prima di quanto pensiamo o vogliamo…
Quali sono i maggiori benefici del metaverso nell’ambito di ARTE/ TURISMO?
GIOSUÈ – Ne abbiamo già parlato prima, ma faccio qualche altro esempio concreto per capire ancora di più questa tecnologia. Qualche mese fa, il Ministero degli Esteri dello stato di Tuvalu, un arcipelago nell’Oceano Pacifico, ha lanciato un messaggio fortissimo: in occasione del COP27, l’evento internazionale per coordinarsi sulle sfide ambientali di oggi e di domani, questo politico, Simon Kofe, ha deciso di presenziare il suo discorso proprio dall’Oceano, tirando su i pantaloni per rendere visibile lo stato di innalzamento delle acque dovuto dal cambiamento climatico.
Oltre a ciò, Kofe ha comunicato che l’intero Stato sarebbe stato digitalizzato (proprio mappato e reso digitalmente nella sua geografia) e lanciato nel metaverso. A causa della potenziale sparizione del paese, infatti, questa tecnica, seppur contestabile, renderà sempre possibile la “visita” dello stesso. E dunque, in questo modo, i futuri cittadini di Tuvalu potranno sempre fruire del loro paese, di com’era, come sembrava… Seppure il caso ci sembri alieno, immaginate l’Italia: 7500 chilometri di costa anch’esse minacciate da queste pericolosità. Non che il metaverso salvi queste “Atlantidi” del mondo, ma sicuramente forniscono una soluzione laterale, di recupero e salvaguardia.
SIMONE – Ce ne sono molti, in realtà! Il Metaverso ha numerosi vantaggi per il settore turistico, come migliorare le esperienze di prenotazione diretta in mondi virtuali con interfacce grafiche senza attriti, promuovere l’urgenza all’acquisto, fornire esperienze MICE immersive, attrarre pubblici più giovani attraverso la gamification, aumentare le vendite dirette, l’engagement della community, sovrapposizioni AR su destinazioni storiche del mondo reale, pubblicità mirata attraverso la raccolta di dati, il superamento delle limitazioni del Web 2.0, le DAO, la pubblicità nativa, esperienze di viaggio per coloro che hanno limitazioni di mobilità, formazione interattiva del personale, migliori livelli di privacy attraverso la blockchain, e alternative sostenibili ai viaggi di massa, solo per citarne alcuni.
L’impatto del Metaverso sul turismo è evolutivo piuttosto che rivoluzionario. Non sostituirà completamente il viaggio, ma giocherà indubbiamente un ruolo, specialmente nelle prime fasi del traveller’s journey. Attualmente scegliamo gli hotel in base a foto, video e recensioni, ma il Metaverso ha il potenziale per fornire un’esperienza più immersiva. Potremo avere un “assaggio” di una destinazione e prenotare una camera d’albergo o un tavolo al ristorante, il tutto comodamente da casa nostra. Ciò può essere considerato una forma avanzata di “try before you buy”. Stiamo solo cominciando a scoprire ciò che il Metaverso ha da offrire, e il potenziale del suo impatto sul turismo è enorme.
GIOSUÈ PREZIOSO
Giosuè Prezioso è professore e ricercatore con esperienza internazionale e attualmente Direttore degli Studi dell’università Unicollege di Torino – il più giovane Direttore Accademico in Italia. Dopo gli studi in America, si specializza da Christie’s – la prima casa d’aste al mondo – per poi proseguire con un dottorato e una specializzazione presso l’Università di Reading e la Graduate School dell’università di Harvard.
Da professore Giosuè ha tenuto corsi presso prestigiosi istituti internazionali, fra cui l’Università americana di Firenze, l’Universidad Rey Juan Carlos di Madrid, la Camera dei Deputati e la John Cabot University. È il primo docente in Italia ad aver importato la crypto arte in un contesto accademico, nonché fra i primi ricercatori ad aver pubblicato articoli, interviste televisive e di settore sul tema. Da Professore per l’Università degli Studi di Bari è stato altresì autore del lancio della prima biblioteca e asta NFT in un contesto accademico, nonchè dell’ateneo nel metaverso – raggiungendo recensioni su Forbes, The Cryptonomist, Arizone State University e la Rai, fra gli altri.
È in pubblicazione un suo libro con la prestigiosa Cambridge Scholars Publishing, per cui, da autore, mette insieme alcuni dei protagonisti della scena art-tech contemporanea mondiale.
SIMONE PUORTO
Simone Puorto è un consulente e oratore visionario con 25 anni di esperienza nel settore. È un autore pluri-pubblicato ed è stato determinante nell’organizzazione del primo evento di viaggi e ospitalità nel metaverso, Polybius. Simone è un ricercato docente di MBA, e ha insegnato presso stimate istituzioni come ESSEC, Les Roches, 24Ore BS, Università di Parma, Ca’ Foscari, Swiss Hotel Management School e IMHI. Fa parte del comitato consultivo di diverse aziende leader, tra cui BWG, RobosizeME, Vision, TelltheHotel, E23 Delivery, GAIN e PlayHotel. In qualità di Metaverse Evangelist per Olimaint e Hospitality Net, Simone si dedica all’esplorazione del futuro dei viaggi e dell’ospitalità. È anche il fondatore dell’acclamata società di consulenza Travel Singularity, con sede tra Roma e Parigi. Simone è appassionato di come plasmare il futuro dei viaggi attraverso soluzioni innovative e sostenibili.
GAME ROOM Bivillage
Il BiVillage di Fazana, in Croazia, offre tantissime attività all’aria aperta da poter praticare con tutta la famiglia ma, dallo scorso anno, c’è una novità per tutti gli amanti dei videogiochi e che vogliono approcciarsi al metaverso: una nuova gaming room.
Nella sala giochi Meta Z si potranno trovare le più moderne attrezzature di gioco, tra cui Playstation 5, PC da gaming, VR e accessori, per divertirsi con giochi di ogni genere e difficoltà.
La sala giochi è aperta tutti i giorni dalle 11:00 alle 23:00 su prenotazione e ha a disposizione schermi 4K da 55” e 75”.
Molte sono le attività che si possono praticare all’interno: dalla partecipazione ai vari tornei organizzati, alle sfide tra amici, oppure si ha la possibilità di giocare o provare l’emozione della realtà virtuale individualmente.
Il BiVillage è la destinazione ideale per gli amanti del mare che non vogliono rinunciare alle loro passioni nemmeno in vacanza, potrai sfidare altri ospiti del villaggio o fare nuove amicizie in un clima di allegria e cordialità.
Michela Bonafoni intervista Alessia Crocini, presidente de “Le Famiglie Arcobaleno”
Presentaci la tua meravigliosa famiglia
Mi chiamo Alessia Crocini, ho 48 anni e vivo a Roma. Nella vita mi occupo di comunicazione, scrittura e insegnamento ma sono anche una attivista per i diritti civili e da un anno presidente di Famiglie Arcobaleno, un’associazione che riunisce genitori, aspiranti genitori e sostenitori dei diritti delle famiglie composte da due mamme o due papà o da genitori single LGBTQI+.
Sono madre di un bambino di 8 anni e mezzo nato dalla relazione con la mia ex compagna grazie a un percorso di PMA (procreazione medicalmente assistita) fatto in Spagna.
Possiamo dire che ogni famiglia arcobalenonasca da un viaggio perché non essendoci in Italia una legge che consenta a due genitori dello stesso sesso di mettere al mondo figli e figlie, la maggior parte di noi aspiranti mamme si sposta in Spagna, Danimarca, Olanda, mentre i papà compiono percorsi di GPA (gestazione per altri) perlopiù in Canada o negli USA. Le nostre famiglie nascono in viaggio e l’accoglienza delle persone che lavorano nel settore dei trasporti e del turismo può fare davvero la differenza in momenti così importanti delle nostre vite.
Attualmente la mia è una famiglia allargata e ricomposta visto che la mia compagna ha 3 figli (!) e quando partiamo insieme siamo una squadra composta da due donne e 4 ragazzini di età che vanno dagli 8 ai 15 anni, con esigenze e interessi diversi.
Quali sono i limiti sociali che incontrate nelle vostre quotidianità?
I limiti che incontra una famiglia omogenitoriale sono a volte gli stessi che può incontrare ogni famiglia “sui generis”, penso ai genitori single e a quelli adottivi, alle famiglie ricomposte, multietniche o immigrate, alle coppie molto giovani o in età avanzata. Ogni portatore di differenza provoca negli altri una reazione di sorpresa e spesso di inadeguatezza, non per malafede ma spesso per semplice mancanza di conoscenza e preparazione. Basterebbe non dare per scontato che ogni bambin* abbia due genitori di sesso diverso, che genitori e figli abbiano la stessa provenienza geografica, lo stesso colore della pelle, lo stesso DNA, lo stesso cognome.
Per le famiglie arcobaleno negli anni le cose sono decisamente migliorate rispetto a 5 o 10 anni fa: la legge sulle unioni civili, l’aumento e la maggior visibilità delle coppie dello stesso sesso con figl* ha generato un cambiamento positivo che è tuttora in atto. L’unica nota negativa resta quella legale, non essendoci in Italia una legge che permetta ad entrambi i genitori di una coppia dello stesso sesso di riconoscere i figli e le figlie alla nascita. Nonostante questo, nella vita di tutti i giorni l’accoglienza e l’apertura della società nei confronti delle nostre famiglie è sicuramente più avanti delle leggi.
La mancanza di un riconoscimento legale per entrambi i genitori può provocare problemi pratici perché ad esempio nel mio caso solo la mamma che ha partorito risulta madre di nostro figlio e questo mi obbliga a viaggiare con deleghe, fotocopie di documenti, permessi della Questura per volare con un minore. E questo può spesso provocare domande inopportune e imbarazzanti per me e mio figlio da parte del personale addetto al check-in o alla reception di un hotel.
Cosa vorresti trovare come mamma all’interno di un luogo turistico?
Nel turismo e in particolare all’interno di una struttura ricettiva credo che la formazione del personale sia un primo passo importante per accogliere al meglio una famiglia arcobaleno: non dare per scontato il numero e il genere dei genitori, creare moduli inclusivi ad esempio per i mini club dove al posto di “mamma/papà” ci sia la dicitura più inclusiva “genitore o chi ne fa le veci”, fare accoglienza dei clienti non dando per scontato che una donna abbia un marito e viceversa.
Quali sono i criteri di scelta per la vostra vacanza?
Una famiglia omogenitoriale sceglie una vacanza in base ai propri gusti personali (mare/montagna, villaggio/campeggio) ma nel caso di un viaggio all’estero sicuramente non trascura la situazione riguardo ai diritti LGBTQI+ del Paese che si appresta a visitare, questo per tutelare prima di tutto i minori.
È difficile che una famiglia sappia prima di partire, se non attraverso il passaparola con altre famiglie arcobaleno, quale sarà il livello di accoglienza e la preparazione del personale in un determinato villaggio turistico o family hotel e in quel caso ci si affida alla fortuna o si finisce per fare una formazione live nella struttura ricettiva!
Quanto pensi sia importante un’educazione inclusiva ed una formazione idonea da parte di uno staff di accoglienza e di formazione?
Come genitore sarei felice di trovare un personale preparato su ogni tipologia di famiglia, soprattutto da parte di quelle figure che sono a stretto contatto con bambin* e ragazz* per non mettere loro in situazioni imbarazzanti o dolorose.
Pensi ci siano ancora molti passi da fare per arrivare ad un turismo inclusivo?
L’Associazione de “Le Famiglie Arcobaleno” pensi possa collaborare per consigliare metodologie di comunicazione e di organizzazione interna ad una struttura turistica?
Penso che qualcosa si stia muovendo in Italia per creare ambienti più inclusivi nel settore del turismo ma che ci siano ancora enormi margini di miglioramento.
L’associazione Famiglie Arcobaleno si occupa da sempre di formazione per la Pubblica Amministrazione, le scuole di ogni ordine e grado, le professioni sanitarie e legali, e sono certa possa contribuire a migliorare il livello di inclusività delle strutture turistiche. I pregiudizi nascono quasi sempre dalla non conoscenza, l’incontro e il dialogo creano invece circoli virtuosi che aumentano il livello di benessere creando ambienti aperti e accoglienti.
L’Italia è ancora il fanalino di coda in Europa per i diritti LGBTQI+ ma è anche il Paese in cui i bambini e le bambine sono sempre accolt* in modo caloroso e posso dire che quando in spiaggia mio figlio chiama “MAMMA” e a rispondere siamo in due, le reazioni delle persone intorno sono magari curiose o sorprese ma certamente non ostili.
Il Villaggio San Francesco di Caorle (Italia) ed il BiVillage di Fazana (Croazia) sono un’ottima destinazione per le famiglie che cercano una vacanza all’insegna del relax e del divertimento.
Entrambi i campeggi offrono molte attività pensate appositamente per bambini, come ad esempio animazione, giochi, laboratoricreativi e sport acquatici.
Una delle principali attrazioni che offrono i villaggi sono le loro piscine, sia per adulti che per bambini, con scivoli d’acqua e aree idromassaggio.
Dotati di accesso diretto alla spiaggia, si potrà godere del sole e del mare in un ambiente sicuro e controllato.
Vengono inoltre organizzati eventi speciali per le famiglie, come serate a tema e feste, dove i bambini possono divertirsi insieme ai loro coetanei sotto la supervisione del personale del campeggio.
Per i più piccoli i villaggi offrono anche un mini club, dove si può partecipare a laboratori creativi e attività di gioco con dipendenti qualificati. In questo modo, i genitori possono godersi un po’ di tempo libero, sapendo che i loro figli sono al sicuro divertendosi.
Molte sono le opzioni di ristorazione, tra cui bar e ristoranti, dove si potranno gustare piatti della cucina italiana e internazionale.
In sintesi, il Villaggio San Francesco di Caorle ed il BiVillage di Fazana sono un’ottima scelta per chi cerca una vacanza divertente e rilassante.
Con una vasta gamma di attività per tutte le età, servizi di qualità e un’atmosfera accogliente, in grado di soddisfare le esigenze di tutte le famiglie che li scelgono come meta delle loro vacanze estive.